Oggi 19 novembre esce in libreria per la collana Scritture di Stampa Alternativa & Graffiti “Progettare la comunicazione”.
Il testo offre tra l’altro riflessioni sul concetto di sinsemia.
Leonardo Romei
Oggi 19 novembre esce in libreria per la collana Scritture di Stampa Alternativa & Graffiti “Progettare la comunicazione”.
Il testo offre tra l’altro riflessioni sul concetto di sinsemia.
Leonardo Romei
[Continua da Frecce e vettori (1)]
Scartabellando in Google Books, ho trovato un primo modo di rappresentare i vettori disegnando una freccia accanto al segmento. La mia prima osservazione è stata che questo modo è meno efficiente di quello a cui siamo abituati, dato che la freccia può sostituire il segmento completamente.
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La freccia, con cui rappresentiamo i vettori, è un segno in grado di dare informazioni diverse che dipendono dalla sua collocazione nello spazio: ci dà informazioni sulla grandezza, sulla posizione (l’origine, la retta su cui il vettore è posizionato) e sull’orientamento (in quale verso è orientato). È un segno molto efficace che sembra riassumere “naturalmente” le proprietà dell’oggetto matematico.
Per trovare l’origine di questa rappresentazione ho seguito lo sviluppo dei vettori descritto nella Storia del pensiero matematico di Morris Kline [1], partendo dai “quaternioni”, introdotti da William Rowan Hamilton come estensione dei numeri complessi: un quaternione è composto da una parte scalare e una parte vettoriale.
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Come stanno le cose?
Se mi siedo per terra e alzo il piede, più volte, a coprire il sole, posso legittimamente affermare che il sole ha la grandezza di un piede umano.
Questa si chiama osservazione sperimentale del fenomeno.
È fondata sulla credenza, mitica, nella induzione. Una serie, sufficientemente lunga, di osservazioni di fenomeni simili ci guida alla formulazione di una legge o per lo meno di una ipotesi.
Se osservo molti cigni bianchi posso ipotizzare che tutti i cigni siano bianchi. Ma basta l’apparizione di un cigno nero e tutto salta. Ma, ancora prima, l’osservazione neppure può esistere senza un insieme di convinzioni precedenti. Cosa osservo? Come osservo? Che cosa è? Boh.
Facciamo un passo indietro. E poi un altro.
L’espressione è completamente diversa dalla mera rappresentazione, è molto di più e non può essere da questa derivata.
Se il linguaggio non fosse che un sistema di segni aventi una significazione fissa, non potrebbe mai essere in grado di comunicare fatti nuovi. Se la sua funzione consistesse esclusivamente nel rappresentare pensieri o fatti per mezzo di simboli, esso potrebbe rappresentare soltanto quei pensieri o fatti cui è stato assegnato un segno in precedenza; un fatto nuovo sarebbe quello cui nessun simbolo è stato assegnato, sarebbe perciò impossibile comunicarlo.
Al contrario, la caratteristica essenziale del linguaggio consiste nella sua capacità di esprimere fatti, compresi i nuovi fatti, insomma tutti i fatti.