The image above is a scheme made by OMA for a conceptual masterplan for a cultural district in Honk Kong.
In this image we can define some rules that can be applied to most of architectural projects. |
The image above is a scheme made by OMA for a conceptual masterplan for a cultural district in Honk Kong.
In this image we can define some rules that can be applied to most of architectural projects. |
Come stanno le cose?
Se mi siedo per terra e alzo il piede, più volte, a coprire il sole, posso legittimamente affermare che il sole ha la grandezza di un piede umano.
Questa si chiama osservazione sperimentale del fenomeno.
È fondata sulla credenza, mitica, nella induzione. Una serie, sufficientemente lunga, di osservazioni di fenomeni simili ci guida alla formulazione di una legge o per lo meno di una ipotesi.
Se osservo molti cigni bianchi posso ipotizzare che tutti i cigni siano bianchi. Ma basta l’apparizione di un cigno nero e tutto salta. Ma, ancora prima, l’osservazione neppure può esistere senza un insieme di convinzioni precedenti. Cosa osservo? Come osservo? Che cosa è? Boh.
Il problema che viene sollevato nel precedente post Effetto stroop e freccia è capire quando la linea comincia a indicare in quale dei due versi viene seguita.
Ho provato a proporre la questione a John Ptak, che ne sa molto. Mi ha risposto (spero non si arrabbierà se lo cito) :
«The index finger as part of an entire hand is seen often, especially in early works (through the Renaissance and into the Baroque) but I must say that I’ve not seen the arrow sign used in its place early, even in the 19th century. When looking at annotated works in the 19th century and earlier it’s mostly lines or dots or dashes and even the drawn finger/hand, but not arrows. Good question! I don’t have an answer, but I suspect that the use of the arrow is very (100-150 years?) recent».
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Tagged Direzione e verso, Freccia, John Ptak, Leonardo da Vinci, Notazione scientifica
In “Effetto Stroop e freccia” Luciano Perondi chiudeva ponendo domande sull’utilizzo della prima freccia come simbolo di verso e direzione, le sue richieste hanno ricevuto risposte interessanti che presto pubblicheremo, dunque continuiamo sulla strada dei particolari che possono avere una ricaduta più ampia.
L’immagine in alto non è un dettaglio di una carta geografica realizzata nel 1400, nell’epoca rinascimentale, ma di una carta nautica medievale, è la così detta Carta Pisana, conservata alla Bibliotèque nationale de France, visibile nel suo insieme qui. Risale agli ultimi decenni del 1200.
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Tagged Carta Pisana, Cartografia, Franco Farinelli, Mappe medievali, Misura dello spazio
(Continua dal post precedente)
Dai risultati degli esperimenti si possono trarre alcuni elementi rilevanti.
Si può assumere che la freccia sia uno degli elementi fondamentali con cui confrontarsi per progettare scrittura nello spazio, fa parte infatti del “limitato numero di simboli” con validità esterna all’artefatto ed è peraltro vocalizzabile in tempi paragonabili a quelli dei caratteri alfanumerici, come abbiamo visto.
Si è condotti a concentrare l’attenzione sul fatto che l’uso della freccia per indicare un “verso” è un fatto piuttosto recente (e quindi appreso?), ma probabilmente il segno è in qualche modo più coerente con l’azione di una parola composta di caratteri alfanumerici.
Di fronte a un cartello come questo da che parte girereste?
Nell’articolo di Baldo, Shimamura e Prinzmetal (1998) “Mapping symbols to response modalities: Interference effects on Stroop-like tasks”(pdf) vengono proposti degli esperimenti in cui si chiede ai soggetti di rispondere a uno stimolo: in alcuni casi una freccia, in altri una scritta. Come nell’esperimento originale sull’effetto Stroop, si vuole verificare se la presenza di uno stimolo irrilevante in contraddizione con quello rilevante provochi una “interferenza” (dovuta alla persistenza proprio dello stimolo irrilevante).
In particolar modo si cerca di verificare se l’interferenza aumenta quando il compito richiesto ai soggetti dell’esperimento ha una maggiore compatibilità con lo stimolo irrilevante (il compito azione compatibile con lo stimolo freccia, il compito vocalizzazione con il testo alfanumerico).
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Tagged Direzione e verso, Freccia, Information design, Processi di lettura, Visual language
The image above is a graphic artifact I designed to explain the concept of an architectural project: a wine-cellar in Argentina.
In order to communicate an idea through white bi-dimensional space you must think first about the space of the text, choosing which part of the concept will be the main and which will be subordinate, what has to be communicated first and what is just secondary.
Then you must plan how to design the page and the relation between images and text.
Sometimes the text explains the images, otherwise text and images are strongly related and they would lose their meaning if they are separated, or the images are created to explain the text.
Elisa Pardini
Il tema di questo blog pensiamo sia chiaro, ma a tre settimane dalla sua nascita, vogliamo chiarire il suo spirito. Continue reading
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Facciamo un passo indietro. E poi un altro.
L’espressione è completamente diversa dalla mera rappresentazione, è molto di più e non può essere da questa derivata.
Se il linguaggio non fosse che un sistema di segni aventi una significazione fissa, non potrebbe mai essere in grado di comunicare fatti nuovi. Se la sua funzione consistesse esclusivamente nel rappresentare pensieri o fatti per mezzo di simboli, esso potrebbe rappresentare soltanto quei pensieri o fatti cui è stato assegnato un segno in precedenza; un fatto nuovo sarebbe quello cui nessun simbolo è stato assegnato, sarebbe perciò impossibile comunicarlo.
Al contrario, la caratteristica essenziale del linguaggio consiste nella sua capacità di esprimere fatti, compresi i nuovi fatti, insomma tutti i fatti.
Trovo interessante la definizione di sinsemia perché offre una stimolante chiave di lettura del mio lavoro di ricerca: da diversi anni studio e applico il metodo delle mappe mentali sviluppato dal cognitivista inglese Tony Buzan agli inizi degli anni ’70.
Una mappa mentale è la rappresentazione grafica del pensiero attraverso parole e immagini secondo una struttura gerarchico-associativa che si sviluppa in senso radiale. Essa si basa sulla capacità naturale della mente umana di associare idee e pensieri in maniera non lineare e permette di sfruttare al meglio le potenzialità latenti dell’emisfero destro del nostro cervello, cioè quello che elabora le informazioni in modo globale, creativo, intuitivo, emotivo e farlo lavorare in sinergia con l’emisfero sinistro che invece è logico, razionale. Per questo la mappa mentale può essere considerata come la “traduzione biologica” delle idee. Continue reading
How to Ski by the French Method by Emile Allais, with photos and layout by Pierre Boucher, Editions Fleche Publishers, Paris, 1947.
In our opinion one of the most complete exemple of text synsemically displayed. A contemporary “synsemic masterpiece”.
In this picture all the graphic “tools” are used as writing elements, without distinction and separation between pictures, alphanumeric characters, graphic elements.
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Tagged Diagrams, Infographics, Information design, Synsemic artifacts, Visual language
Today on Il Sole 24 Ore, an important italian newspaper, Luciano Perondi presents his new typeface “Sole Serif”, that will be adopted, starting tomorrow, in the weekly cultural supplement. So a few words on type design and the synsemic perspective.
Aren’t they in opposition? If synsemia is the study of the non linear organization of elements of writing, type design shouldn’t be its opposite? Actually alphanumeric characters are elements of writing which needs to be organized in the space.
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Tagged Beppe Chia, Design della comunicazione, Regia della comunicazione